Sia il libero professionista che l’imprenditore individuale sono dei lavoratori autonomi. Questo significa che non sono subordinati a un datore di lavoro (hanno solo committenti o clienti), possono decidere in completa autonomia quando, quanto e dove lavorare (con alcune limitazioni di ordine organizzativo). In pratica devono svolgere il lavoro che i clienti richiedono, ma sono liberi di raggiungere l’obiettivo come meglio credono o comunque con un buon margine di manovra (a meno che non capitino clienti da incubo).
E nel linguaggio comune spesso non facciamo distinzione tra queste due tipologie. Normalmente infatti chiamiamo “libero professionista” tanto l’avvocato quanto l’elettricista che lavora in proprio.
Alla legge tuttavia non importa il linguaggio comune e distingue queste due figure. Non solo definendole con espressioni diverse, ma prevedendo obblighi e oneri diversi.
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Libero professionista o ditta individuale?
Se stai pensando di aprire la Partita IVA (e non fonderai una società), devi prima di tutto capire come ti inquadrerà lo Stato e quali saranno i contributi previsti.
Chi è il libero professionista
Un libero professionista è una persona con la Partita IVA. Svolge un lavoro prevalentemente intellettuale e se ha dei beni strumentali sono solo marginali nello svolgimento della sua attività.
Alcuni esempi sono: avvocati, medici, geometri, consulenti aziendali. In tutti questi casi la formazione e le competenze personali del professionista sono la componente prevalente del lavoro. Certo, tutti questi utilizzano qualche strumento, computer e smartphone in testa (e magari qualche software specifico per la loro attività), ma il lavoro non dipende da quelli.
Alcuni professionisti sono iscritti a un albo professionale, altri no. Questo non è un elemento distintivo, ma tutti svolgono esclusivamente una prestazione di servizi.
Cos’è una ditta individuale
Una ditta individuale è un’attività d’impresa costituita da un solo titolare che ha per oggetto la produzione o lo scambio di beni o servizi.
Già qui vediamo una differenza fondamentale: le possibili attività non sono più limitate ai soli servizi. E quindi, se ti occupi della produzione o dello scambio di beni sei in questa categoria.
Inoltre, le attività di cui si occupa chi apre una una ditta individuale sono connotate da una forte componente manuale o artigianale. Si tratta quindi di parrucchieri, imbianchini, commercianti. Tutte professioni in cui “si fa” fisicamente qualcosa.
In tutte queste professioni inoltre, i beni strumentali sono fondamentali. Un avvocato senza pc infatti potrebbe comunque svolgere il suo lavoro, ma un imbianchino senza pennelli e vernici come farebbe?
E, tendenzialmente, l’imprenditore individuale spende una parte maggiore dei suoi ricavi in questi strumenti rispetto a un libero professionista.
Le attività ambigue
Una volta capita la differenza, dovrebbe essere facile individuare se dovrai aprire una Partita IVA come libero professionista o come ditta individuale.
Purtroppo non sempre è così.
Se siamo certi che un commercialista che apre il suo studio sarà un libero professionista e un falegname un imprenditore individuale, altre attività sono meno chiare.
Ad esempio, web designer, wedding planner, fotografi possono essere professionisti o artigiani o commercianti. Prendiamo il fotografo. Se è fondamentalmente un artista, in cui quindi la sua opera intellettuale è prevalente potrebbe essere un libero professionista. Se invece si occupa dello sviluppo e della stampa o di realizzare e vendere album ricordo è una ditta individuale.
In questi casi è fondamentale la consulenza di un commercialista che in base a quello che gli racconterai della tua futura attività saprà indirizzarti verso l’inquadramento più corretto.
Cosa significa essere un libero professionista
Se la tua attività ti identifica come libero professionista, l’apertura della Partita IVA è abbastanza semplice. Potresti addirittura fare tutto da solo. Ma solo se sai esattamente cosa stai facendo. Altrimenti meglio appoggiarsi a un commercialista.
In ogni caso, basta presentare il modello apposito per l’apertura della Partita IVA all’Agenzia delle Entrate. E sei a posto.
Poi devi iscriverti a una cassa previdenziale. Alcune professioni (psicologi, avvocati, notai,…) ne hanno una specifica. Si tratta in genere di quelle attività per cui è richiesta l’iscrizione a un albo. Se invece tu non hai una cassa di riferimento devi iscriverti a quella “generica” dell’INPS (si chiama “gestione separata INPS”).
Il nome della tua attività in questo caso sarà il tuo nome e cognome. Non è prevista una “ragione sociale” come quella delle società.
Come si apre una ditta individuale
Aprire una ditta individuale prevede qualche documento in più. Infatti, oltre che presso l’Agenzia delle Entrate e all’INPS bisogna registrarsi anche presso la Camera di Commercio e in alcuni casi l’INAIL.
Fortunatamente è possibile presentare tutta la documentazione in un colpo solo grazie alla ComUnica (Comunicazione Unica) che riunisce tutte le dichiarazioni necessarie, ovvero:
- la denuncia di inizio attività all’Agenzia delle Entrate
- la registrazione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio
- l’iscrizione alla Gestione artigiani e commercianti dell’INPS
- l’apertura della posizione INAIL (quando richiesta)
Inoltre, per alcune tipologie di attività, bisogna presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), che però è una dichiarazione a parte.
Come vedi, in questo caso c’è un po’ di lavoro in più e qualche costo in più, ma niente di impossibile. E puoi sempre affidarti al commercialista per espletare tutte le pratiche.
Le ditte individuali hanno una ragione sociale costituite generalmente da un nome di fantasia seguito (obbligatoriamente) dal nome del titolare. Ad esempio “Croccantini splendidi di Bishop Miciotto”.
I contributi previdenziali del libero professionista e della ditta individuale
La differenza tra libera professione e ditta individuale non si limita alla procedura di avvio dell’attività. A seconda della forma giuridica cambiano anche i contributi previdenziali che devi versare.
Contributi del libero professionista
Come abbiamo già visto, il libero professionista deve iscriversi alla cassa professionale prevista dal suo albo (ENPAP, ENPAM, INARCASSA,…). E se non ne esiste una, alla gestione separata INPS.
Per quanto riguarda le casse professionali diciamo solo che ognuna ha un suo regolamento che stabilisce tra l’altro l’importo da versare. Quindi, se appartieni a una di queste professioni ti consiglio di far riferimento al tuo ordine e al commercialista.
Se invece sei iscritto alla gestione separata, le aliquote per il 2022 sono:
- 26,49% se non sei assicurato presso altre forme di previdenza obbligatoria
- 24% se sei assicurato anche presso un’altra forma di previdenza obbligatoria (ad esempio se sei pensionato o se hai anche un contratto da dipendente)
Non esiste un importo minimo da versare. Dipenderà tutto dal tuo fatturato.
Però, se il tuo reddito imponibile è inferiore a 15.953,00 Euro, non ti verrà conteggiato un intero anno di contribuzione, ma un numero di settimane proporzionali a quanto versato. Puoi decidere volontariamente di integrare la differenza e vederti riconosciuto un intero anno di contributi.
Se sei in regime forfettario, la base imponibile deriva dal fatturato x il coefficiente di redditività, negli altri casi si ottiene sottraendo i costi dal fatturato.
Contributi dell’imprenditore individuale
Se sei titolare di una ditta individuale il discorso è decisamente diverso. Non solo perché devi iscriverti alla Gestione Commercianti e Artigiani. Ci sono anche differenze nelle aliquote di contribuzione e nei minimali.
Innanzitutto le aliquote: per i commercianti è pari al 24%, mentre per i commercianti il 24,09%. Un po’ più conveniente di quelle dei liberi professionisti.
Però, anche qui c’è un però.
Se nel corso dell’anno non raggiungi l’imponibile minimo di 15.953,00 Euro devi comunque pagare l’intero contributo minimo, pari a 3.836,16 Euro per i commercianti e 3.850,52 Euro per gli artigiani.
Anche se il tuo reddito fosse di solo 2.000 Euro.
Se invece il tuo reddito supera il minimale devi pagare il contributo fisso più il 24% o il 24,09% della quota eccedente.
Inoltre, se il tuo reddito imponibile supera i 47.379 Euro, per la parte eccedente questo limite, le aliquote diventano 25% (commercianti) e 25,09% (artigiani).
Riduzione dei contributi
Nel caso delle ditte individuali ci sono due casi in cui si possono ridurre i contributi previdenziali.
Prima di tutto, se sei in regime forfettario puoi chiedere una riduzione del 35% dei contributi minimi obbligatori. In questo caso, se il tuo fatturato dovesse essere veramente basso potrai limitare i danni.
Secondo, se hai anche un contratto da dipendente full time puoi richiedere l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali. Generalmente si ottiene questo esonero anche part-time molto alti (30-35 ore settimanali), ma non esiste un vero e proprio numero minimo di ore settimanali oltre quali c’è questa possibilità. Dipende dai vari uffici. Se rientri in questo caso, il tuo commercialista saprà dirti se puoi ottenerlo o meno.
Massimale della base imponibile per i contributi
Ebbene sì, esiste anche un valore massimo oltre il quale non si versano più i contributi previdenziali. Questo è fissato in 103.055 Euro. Se il reddito imponibile è superiore a questo importo, devi pagare i contributi massimi previsti per la tua attività. Indipendentemente da quanto sia il tuo reddito finale.
Conclusione
Come hai visto, a seconda che la legge ti inquadri come libero professionista o come ditta individuale il tuo percorso e gli obblighi a cui sei sottoposto sono notevolmente diversi. E questo comporta anche una sostanziale differenza nei costi.
Quindi se stai pensando di aprire una Partita Iva capire quali opzioni hai e cosa comportano è fondamentale per prendere la decisione migliore per te.
E se già hai una Partita Iva ma non hai mai considerato questo aspetto ti consiglio di farlo. Potrebbe fare la differenza tra il successo e il fallimento.
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